Rap (o MCing), DJing, writing, breaking. Le «quattro discipline» dell’hip-hop, secondo una nomenclatura affermatasi negli anni Ottanta.

Oggi ha ancora senso parlare di hip-hop?

E che cos’è l’hip-hop? Presa di parola emancipatoria delle minoranze meticce o facile viatico per soldi e successo? Indecorose tag sbombolettate sui muri o movimento di controcolonizzazione? Espressione di contestazione nei centri sociali o fenomeno pop mainstream in tv? Immaginario patriarcale e sessista o strumento di lotta femminista? O forse tutto questo insieme?

E se è tutto questo insieme, come si racconta? Che rapporto c’è fra Jovanotti e Afrika Bambaataa, Jay-Z e Vasco, Coca-Cola e Fight the Power, dischi in vinile e dischi volanti, Zulu King e drag queen, pantere nere e tori rossi, Jackie Chan e latin hustle, Andy Warhol e Crazy Legz, Ronald Reagan… e la misteriosa danza psionica messa a punto nelle fogne di New York? C’è da perdersi dopo ogni angolo…

Ma uno stradario serve proprio a questo: a orientarsi.

Guidato da tre maestri Jedi della cultura hip-hop (Danno, Poe One e Phase Two), lo Stradario di Nexus ci conduce nel labirintico mondo della doppia H.

Un’epopea urbana fatta di boulevard storici e avenue filosofiche, incroci mortali, tunnel, sentieri sterrati, strade perdute e vicoli ciechi.

Nei lunghi boulevard si racconta di segregazione razziale, bande di strada e sette urbane degli anni Sessanta e Settanta; delle «quattro discipline» negli anni Ottanta; della liaison fra hip-hop e centri sociali negli anni Novanta; della sublimazione della scena nella cultura urban negli anni Zero; della nostalgia per i bei tempi andati negli anni Dieci, e di scommesse per gli anni Venti. Nelle avenue, invece, si raccontano le potenzialità pedagogiche, politiche, filosofiche ed espressive che musica, danza e arti visuali hip-hop lanciano nel nuovo millennio.

Tre anni di scrittura, quattordici di ricerche, oltre un secolo di storie e rivoluzioni. Insieme saggio, romanzo ed esposizione d’archivio, Stradario hip-hop smonta le narrazioni rap-centriche, politiciste e misogine sull’hip-hop, lanciando nuovi itinerari culturali, transnazionali e gender bender per approcciarsi, come dicevano quei tali, alla «scienza doppia H».

Oltre le Quattro Discipline, una narrazione del Quinto Tipo.

 

Persino i fascisti, storici assalitori della cultura di strada, avevano indossato la pelliccia d’agnello per attirare giovani spoliticizzati a sedicenti eventi di rap e street art e, dio ce ne scampi, ce li saremmo ritrovati nel cerchio a ballare sulle note di «Peace, Unity, Love & Havin’ fun». A testa in giù va bene, purché non ci girino sopra!