Lavorare senza padroni - Recensione a "Riscatto. Una storia vera d'amore e fabbrica" di Alessandro Principe
La scommessa
Il 24 gennaio 2017 al tribunale di Asti c’è l’udienza decisiva. Da una parte siedono Ornella e Dino arrivati da Cavallermaggiore in provincia di Cuneo, dall’altra il Milanese. I primi sono lì a rappresentare la Cooperativa Italiana Pavimenti nata da pochi mesi, il secondo – in tenuta d’ordinanza: completo su misura e ventiquattrore – parla a nome di un fondo d’investimento.
La scena è degna di un film western degli anni Sessanta. Non ci sono però rivoltelle, speroni e polvere. L’operaio e Il Milanese si sfidano a colpi di offerte. L’ultimo rialzo è di Dino: 1,8 milioni. Il Milanese molla. L’ex-Intec di Sommariva Bosco, campagna cuneese, è ora di proprietà della Cooperativa Italiana Pavimenti. Bernando detto “Dino” Saglietto ne è il presidente.
Pochi mesi prima sono in cinque a metterci la firma. Oltre a Dino e sua moglie Ornella, prendono la penna in mano Adriano, Carlo e Marco. Operai dell’ex-Incet pure loro.
Fino a poco tempo prima facevano parte dei trenta che quotidianamente lavoravano su quelle linee. E poi c’erano tutti gli altri: i quadri, gli amministrativi e i commerciali. In tutto centotrenta quando le cose andavano bene. Poi la crisi, gli ordini che non tengono, i clienti che non pagano.
All’Intec producono “pavimenti galleggianti”, quelli sopraelevati che di sotto lasciano lo spazio per far passare i cavi. Ci camminate sopra nelle banche o nei centri medici, uffici considerati ad alta impiantistica.
Nel 2012 la situazione precipita, l’edilizia è ferma. Niente più lavoro, si avvia la liquidazione.
La seconda scena non ricorda più un film di Sergio Leone, è vita vera. Il gruppo di operai è seduto in giardino. L’aria è tesa. Dino ha messo sul tavolo la proposta. Ornella ha chiesto al commercialista, quella loro idea è fattibile.
Hanno aspettato che altri li comprassero, c’era l’interesse di un’azienda vicina. Sembrava fatta ma poi si sono tirati indietro. Ora non resta che quella proposta, oppure ognuno a casa propria a cercare qualcos’altro da fare. L’idea della cooperativa, del continuare a lavorare da soli senza il padrone, spaventa. Bisogna rischiare dei soldi. Solo in tre, oltre a Dino e Ornella, decidono di starci.
New Italian Epic
Il Milanese in realtà non è mai esistito. Il giorno dell’asta fallimentare forse non è mai andata così. Alessandro Principe, giornalista di Radio Popolare, ci ha aggiunto un pizzico di finzione in un libro pieno zeppo di realtà e di vite vissute.
Riscatto. Una storia vera d'amore e fabbrica (Round Robin Editrice, 2018) è il racconto di due famiglie: la prima è quella di Dino, Ornella e del loro figlio Josef; la seconda è quella allargata dei lavoratori dell’ex-Intec di Sommariva Bosco in provincia di Cuneo. Vicende intrecciate che non potevano essere narrate senza mischiare i piani, senza entrare in casa Saglietto così come varcare i confini dello stabilimento. È la storia di un’impresa recuperata, di una comunità di provincia, della tenacia di Dino e dei suoi compagni, di un destino beffardo e infame.
Riscatto è scritto come un romanzo, in alcune parti diventa inchiesta e reportage narrativo. Parla di fatti realmente accaduti ma con alcune licenze di finzione che l’autore dichiara in un patto esplicito con il lettore. È un libro che ha tutte le caratteristiche per rientrare nella categoria degli Oggetti narrativi non identificati da New Italian Epic cara a Wu Ming 1.
Alessandro Principe ha il merito principale di non aver lasciato questa storia nell’elenco di quelle non raccontate. L’ha salvata dalla cronaca distratta e veloce, dal dimenticatoio in cui cadono le veline di agenzia. Le ha dato dignità con una scrittura che ti obbliga ad arrivare sino all’ultima pagina.
Fino al 2 agosto 2017 quella della Cooperativa Italiana Pavimenti era un storia bella da raccontare ma comune alla tante che in Italia testimoniano la tenacia operaia. Lavoratori in grado di salvare il proprio posto comprandosi la fabbrica di cui erano dipendenti. Sarebbe bastato il taglio narrativo da inchiesta giornalistica, quella giusta dose di epica working class e il racconto degli eventi avrebbe fatto il resto. In questo caso però il destino ha voluto beffare Dino, la sua famiglia e noi lettori. Perché la storia che si può raccontare dopo il 3 agosto 2017 cambia decisamente le carte in tavola.
La vita non è un film
Ci troverete anche Fabrizio De Andrè, Gianmaria Testa, Niccolò Fabi e Daniele Silvestri nel Riscatto di Alessandro Principe. Non vi dico qua il perché, anche se qualcosa la bella prefazione di Marco Revelli ve lo anticiperà.
Ci troverete tracce di una provincia laboriosa, le linee di un “contrasto tra il mondo finanziario cittadino e la cultura del lavoro manuale della provincia”.
Ci troverete anche il dopo, il coraggio e il riscatto che continuano la traccia del solco.
Ci troverete soprattutto agosto. Sì, il mese, quello dell’estate.
L’inizio di agosto, in Italia, ha un rituale consolidato. Si alternano le notizie sul caldo afoso delle città e le ultime tendenze sulle vacanze degli italiani. Il 2 di agosto però c’è come una parentesi che ogni anno, da qualche decennio a questa parte, viene aperta e chiusa nel giro di ventiquattro ore. Si torna a Bologna, le immagini dei telegiornali e le foto sui quotidiani indugiano su quell’orologio fermo alla stazione. Si riportano i virgolettati dell’associazione delle vittime, si chiede giustizia e verità su quella bomba.
Il 2 agosto 2017 Dino Saglietto probabilmente avrà visto quelle immagini e ascoltato le dichiarazioni mentre faceva colazione. Ma quel giorno la testa stava altrove, in fabbrica ci sarebbe stata la consacrazione di tutte le fatiche degli ultimi anni. Dopo l’asta di gennaio finalmente è il momento della firma, dell’atto formale: il 2 agosto 2017 si sancisce il passaggio di proprietà. La cooperativa è ufficialmente padrona della fabbrica e i lavoratori del loro destino.
Alessandro Principe con i suoi dialoghi a condurre la narrazione ci riporta all’emozione di quella giornata. La festa della sera, Dino che porta a cena fuori Ornella per celebrare sia la fabbrica riconquistata, sia il compleanno della moglie nata proprio il 2 agosto.
Dopo aver letto le pagine di Riscatto fino a quel momento, dopo aver conosciuto le fatiche, le paure e i sacrifici per arrivare fino a lì, quella cena, quella giornata è il meritato lieto fine della storia, è la catarsi attesa. Fossimo a Hollywood sarebbe il tempo dei titoli di coda, ma siamo a Cavallermaggiore nella provincia dei tanti nord di questo paese.
Sembra una sceneggiatura di un film ma di quelli a cui vorresti poter modificare il finale. Perché il 3 agosto 2017, nonostante il traguardo raggiunto, è una normale giornata di lavoro alla ex-Intec. Anche Dino è al lavoro, leggero e orgoglioso come mai prima. Il giorno dopo iniziano le vacanze, mai così meritate. Ed è lì che il destino entra a gamba tesa. Ornella e Josef lo stanno aspettando per cena, quando ricevono la telefonata dalla vigilanza per una notifica banale: “l’allarme non è ancora stato inserito”. Provano a chiamare in fabbrica ma nessuno risponde. Così vanno ai cancelli. Ci trovano ambulanze e macchine dei carabinieri.
«Dino?».
«Sì».
«È vivo?».
L’operaio abbassa gli occhi e tace. Ornella capisce. Vuole entrare. Arriva il maresciallo dei carabinieri.
«Signora, mi ascolti, non entri».
«Ma perché? Dino! Dino!».
«Mi ascolti, è meglio che non entri. Portate una sedia!».